Dal Fatto Quotidiano di domenica 17.09.2023
Vendita incontrollata di armi e “383 morti in 14 anni”, eppure il governo permette ai cacciatori di sparare ovunque e in qualsiasi giorno
È l’ultima sera di agosto a San Benedetto dei Marsi, in provincia de L’Aquila. Un uomo di 56 anni vede in giardino una famigliola di orsi, la cosa non gli piace. Nel tempo libero va a caccia, perciò impugna non una racchetta da tennis o una mazza da golf, ma un fucile, con cui all’istante uccide la femmina Amarena, amato simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo. Due settimane prima un suo coetaneo di Voghera, in Lombardia, è stato arrestato per aver ferito di proposito col fucile da caccia un anziano vicino. Il 4 agosto vicino a Parma, nel pulire il proprio fucile, una donna si è colpita una gamba. Mentre il 27 a Sirolo, nelle Marche, un ragazzo è stato ucciso con un fucile da sub mentre difendeva un amico aggredito per strada.
In Italia le pre-aperture della stagione di caccia iniziano a settembre, ma i fucili dei cacciatori non badano al calendario, né alle specie. Negli ultimi 14 anni, soltanto nei periodi venatori, hanno causato la morte di almeno 383 persone e il ferimento di 1.056. Non è un dato ufficiale: lo divulga AVC-Associazione Vittime della Caccia, che dal 2007 conta inascoltata gli incidenti umani causati dalle armi dei cacciatori e accusa le istituzioni di proteggerne la declinante categoria….
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